3 Consigli utili per leggere il tuo avversario al tavolo da poker

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Nel precedente articolo, abbiamo parlato dell’importanza dell’allenamento, e di come sviluppare l abilità necessarie per diventare un giocatore di poker che nessun avversario vorrebbe vedere sedersi al proprio tavolo. In particolare, abbiamo posto l’accento sulla componente statistica (chiaramente fondamentale) e sulla gestione emotiva, due componenti di enorme impatto che separano i professionisti dai dilettanti, i giocatori che vivono di poker da quelli che, per hobby, regalano una piccola parte del proprio stipendio ai player più capaci. Ma se conoscere i numeri e le proprie reazioni emotive può portarci a fare il primo, vero salto di qualità, una volta arrivati al tavolo dei grandi sarà necessario sviluppare un’altra abilità per poter sperare di sopravvivere prima, e prosperare poi.

Lettura della mente … o del giocatore?

Ogni singola sfaccettatura del poker ha il suo “maestro”. Se Phil Ivey è infatti il re del bluf, non c’è alcun dubbio su chi occupi il gradino più alto del podio se si tratta di ficcanasare nella mente dell’avversario: Daniel Negreanu. Giocatore effervescente che non manca di far sentire la sua presenza al tavolo, Negreanu è uno dei giocatori fra i primi nella storia per montepremi totali, e in molte occasioni si è cimentato in delle “letture”, che oltre a lasciare di stucco gli spettatori hanno metaforicamente pietrificato gli avversari, che si sono sentiti dire da Daniel quali carte avessero, prima che rivelassero al tavolo la loro mano.

Ma per “leggere” correttamente le intenzioni del nostro avversario e spostare le probabilità a nostro favore, non è necessario essere degli indovini, e non c’è bisogno di possedere alcuna dote soprannaturale. In realtà, la maggior parte dei giocatori (soprattutto a livello dilettantistico) tende a mostrare dei chiari segnali che, se interpretati correttamente, ci consentiranno di guadagnare un vantaggio tangibile.

Body Language – Segnali universali

Quello del corpo è un linguaggio parlato da tutti, ma compreso da pochissimi. Tuttavia, i giocatori più abili sanno benissimo come cogliere anche le più sottili sfumature. Ed è proprio per questo, che al tavolo da gioco vediamo spesso molti player rimanere immobili per tutta la durata della partita, molto spesso comprendo il proprio volto con occhiali e cappello: ogni gesto rivela un’intenzione, ogni segnale può tradire il nostro stato d’animo e fornire a chiunque sia in grado di leggerlo delle preziose informazioni. E se una buona parte del nostro linguaggio del corpo è “specifico”, ci solo alcuni segnali che tendiamo ad adottare universalmente.

Il mio avversario trattiene il respiro: sta bluffando?

Il bluff è un elemento chiave di ogni strategia di poker. E’ definibile in sostanza come il tentativo di far credere all’avversario di avere un punto più alto di quello in realtà posseduto. Ma se a livello teorico questa pratica è di facile inquadratura, al tavolo da gioco si rivela un’arte padroneggiata da pochissimi, e per un motivo ben preciso: è molto più facile leggere il bluff di un altro giocatore, piuttosto che ingannare il nostro avversario.
Se notate che un vostro avversario, dopo aver effettuato una puntata, stia trattenendo il respiro, le probabilità che stia effettivamente bluffando aumentano. Questo comportamento viene interpretato dai professionisti del settore come un atteggiamento difensivo, in cui il giocatore tende inconsciamente ad “immobilizzarsi” per passare inosservato, quasi a sperare che nessuno noti il suo bluff.

E se il mio avversario tiene sempre le carte in mano?

E’ nella natura dell’essere umano mostrare un maggiore attaccamento, sia fisico che emotivo, a ciò che lo fa sentire meglio. Provate per un attimo a chiudere gli occhi ed immaginarvi di essere seduti al tavolo e di venir serviti dal dealer con una coppia di assi. Adesso, immaginate invece che quelle due carte siano un 2 ed un 7. Che emozioni suscitano in voi questi due diversi scenari? Sono forse simili? E’ probabile di no.
Ebbene, da decenni è stato osservato come i giocatori con i punti più alti tendano a tenere in mano le proprie carte molto di più rispetto a chi ha un punto più bassi. Quasi come se volessero “coccolare” la propria mano, questi giocatori possono essere riconosciuti perché raramente, una volta viste le proprie carte, le lasceranno magari sotto le chip o di lato. La prossima volta che vi sederete al tavolo, osservate con attenzioni quali giocatori tendono ad essere più “affezionati” alle proprie carte, e… in guardia!

Qualcuno al tavolo si tocca il viso in continuazione: perché?

Toccarsi il viso, specie se il contatto avviene con il palmo della mano e sul mento o sulle guance, può tradire un atteggiamento di “auto conforto” solitamente mostrato da chi non sente di avere un buon punto in mano. Soprattutto durante le fasi “interlocutorie”, in cui i giocatori analizzano le puntate degli avversari e riflettono sul da farsi, fate attenzione a chi vi sembra più intento a “consolarsi”: la motivazione potrebbe essere proprio un punteggio più basso di quello sperato!